E’ veramente questo il marketing?
E’ veramente questo il marketing?
Ho stracciato (virtualmente) ben tre post che ho scritto.
Tutti e tre i post erano sullo stesso argomento, ma non riuscivo a trovare il giusto modo di scriverlo.
Non so se è veramente un argomento importante come mi sembra. Magari sto diventando solo rincoglionito.
E non credo di aver trovato il modo perfetto per trattarlo, ma mi sono detto: questa settimana devo scrivere.
Perché devo andare avanti, oltre questo argomento che continua a ronzarmi nella testa.
E qual è questo argomento?
L’etica nel marketing.
Ora… l’argomento etica di per se potrebbe essere dibattuto.
Cosa rispetta l’etica? Cosa non la rispetta? E la mia etica è uguale alla tua?
Una buona definizione che ho trovato è…
L’etica sono i principi morali che guidano il comportamento di una persona o il modo in cui conduce un’attività.
E allora io vedo per lo piu’ mancanza di etica nelle attività dei marketer.
Faccio il marketer praticamente da 30 anni. Ovvero da più tempo di quanto alcuni internet marketer siano al mondo.
Ci ho sguazzato anch’io quando ero in agenzia, e lavoravo per grandi clienti e giravamo la frittata per dire cose eticamente discutibili, ma che “volendo” stavano in piedi.
Anzi, ti dirò che a trent’anni era anche una sensazione figa. Essere “dietro le quinte”, influenzare comportamenti, inventare slogan e vedere che “la gggente” li ripeteva. Sì, sembrava una cosa figa.
E quando ho scoperto il direct marketing sembrava ancora più figo che tu scrivevi una lettera, firmandola con il nome del tuo cliente e la gente ci credeva. E rispondeva. E di nuovo, era influenzata da quello che scrivevi tu.
E quando è arrivata Internet, sciambola! Tutto più semplice, tutto più rapido, tutto più veloce.
Mandi un’email e la gente clicca. Fai un annuncio in 5 minuti e la gente clicca. Click, click, click, fai, brighi… e la gente compra.
Per me, questa sensazione di fastidio per la mancanza di etica nel marketing è arrivata da una combinazione di questi 3 fattori.
Primo fattore: il social marketing.
Per me il social marketing è l’apoteosi dell’ipocrisia e della mancanza di etica. Si creano contenuti (quasi sempre cose con zero sostanza, come lo zucchero filato) e tutti si raccontano la favola che danno o ricevono valore.
Mentre alla meglio è solo il pezzetto di prosciutto (“Senti quanto è dolce!”) nel piattino del salumiere. E ora siamo immersi in questi piattini con i pezzetti di prosciutto del salumiere che tutti fanno e tutti consumano.
Secondo fattore: la maturità.
Se questa cosa l’ho sempre percepita, quando smetti di dare al tuo lavoro motivazioni che non dovrebbe avere, allora non hai più scuse per non vedere le cose che non vanno. E allontanarle da te.
Terzo fattore: il focus sul Brand Positioning.
Questo mi ha permesso di lavorare “a monte” del messaggio di marketing, trovando delle basi solide e concrete su cui basarlo. Non miseri trucchi di marketing, ma anzi il modo di evitare di avere bisogno di miseri trucchi di marketing.
Certo che (come ho spiegato sopra) il problema della mancanza di etica nel marketing non nasce con Internet o con il social marketing.
Ma Internet e il social marketing lo ha diffuso all’estremo, abbassando la soglia di accesso al marketing, permettendo a molte più persone di fare marketing.
E oggi che veramente chiunque può fare marketing copiando altri marketer (che insegnano copiando da altri marketer) si sta perpetuando quello che io chiamo “il sorrisino”.
Cosa è il sorrisino?
Il sorrisino è quello del marketer che quando gli dici “ma scusa, ma questa cosa che vuoi fare…insomma, li prendi per il culo”.
E lui ti guarda, fa il sorrisino e dice “dai… si sa… è marketing”.
Ho visto ieri un video su Youtube di un famoso marketer americano. Uno di cui tutti parlano bene, uno bravo, non un figlio di puttana.
E poi te lo trovi anche lui a fare i sorrisini durante il video. Strizzatina d’occhio, spiegazione dello sporco trucco, va tutto bene, siamo tutti marketer.
Mi dico: “Marco, ma cosa vuoi? E’ marketing”
E poi mi rispondo: “Non è che se è marketing deve essere una furbata. Deve ingannare. Deve essere anti-etico”.
No. Infatti si può fare diversamente.
L’ho visto con i miei clienti di Brand Positioning.
Cerchiamo insieme l’essenza, il cuore del loro business, quella cosa che c’era dall’inizio che li ha fatti diventare imprenditori. Perché non c’era uno che faceva quelle cose in quel modo.
E quando la troviamo… non serve altro.
Basta dirla. E sostenerla. E il marketing non è il marketing del sorrisino. E’ il marketing che dice “bene” la verità della marca, del business, dell’imprenditore.
E se il tuo prodotto merita di stare al mondo, anzi, se il tuo prodotto rende il mondo migliore… allora etico è farlo conoscere al mondo!
Ed è giusto farlo con il tuo marketing. Quello della “verità ben detta”.
Ok, puoi pensare che sto rincoglionendo.
E mi rendo conto che chi vuole fare il moralista è il primo a essere sospettato e correrò questo rischio. Non credo di avere scheletri nell’armadio.
E non dico neanche “io sono bravo e gli altri sono cattivi”.
Ma dico a tutti: il marketing può essere etico. Meno trucchi e più sincerità, meno forma e più sostanza.
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